Ricordando Hemingway
(Oak Park, 21 luglio 1899 – Ketchum, 2 luglio 1963)
«Vi ho ubriacato, disse il maggiore. Vi ho ubriacato perché vi voglio bene e perché l’America è in guerra.
Proprio così, dissi.
Parti domattina, pupo, disse Rinaldi.
Per Roma, dissi. No, per Milano. Per Milano, disse il maggiore.
Il Palazzo di Cristallo, il Cova, il Campari, il Biffi , la Galleria. Fortunato.
Il Gran Italia, dissi, a farmi prestare i soldi da Giorgio. La Scala, disse Rinaldi. Andrai alla Scala. Tutte le sere, dissi.
Non potrà permetterselo tutte le sere, disse il maggiore. I biglietti costano troppo.
Emetterò una tratta a vista su mio nonno, dissi. Una che cosa? Una tratta a vista. O lui paga o io vado in prigione […]. Come può un nonno mandare in prigione un nipote patriota che muore perché l’Italia possa vivere?
[…]
Arrivammo a Milano la mattina presto e ci scaricarono allo scalo merci. Un’ambulanza mi condusse all’ospedale americano. […] Quando scaricarono la barella vidi la piazza di un mercato e una bottiglieria aperta con una ragazza che spazzava. Stavano lavando le piastrelle e c’era odore di primo mattino.
[…] Mandai a chiamare il portiere e quando venne gli dissi in italiano di comprarmi una bottiglia di Cinzano e un fiasco di Chianti alla bottiglieria e i giornali della sera. Se ne andò e me li portò avvolti nel giornale, li scartò e, quando glielo chiesi, tolse i tappi e mise il vino e il vermut sotto il letto. Mi lasciarono solo e rimasi nel letto e lessi un po’ di giornali […] e poi mi chinai a prendere la bottiglia di Cinzano e me la tenni diritta sullo stomaco, col vetro freddo contro lo stomaco, e bevvi piccoli sorsi lasciandomi impronte circolari sullo stomaco, dove appoggiavo la bottiglia fra un sorso e l’altro; e guardai scendere il buio fuori sui tetti della città. Le rondini volavano a giri e io le guardavo, e guardavo i gufi notturni che volavano sui tetti e bevevo il Cinzano. […]
Poi fuori fu buio e vedevo i raggi dei riflettori che si spostavano nel cielo. Guardai un po’ e poi mi addormentai».
Era Milano, era il 1918; il 21 luglio 1918. Auguri, Mr. Papa.
(Il disegno, di mano di E.H., è riprodotto all’interno di una lettera datata 21 luglio 1918 che Hemingway scrive da Milano alla famiglia, in cui illustra lo stato delle sue ferite; in E. Hemingway, Selected Letters 1917-1961, edited by C. Baker, Scribner, New York 1981, p. 13; il brano riprodotto è tratto invece da E. Hemingway, Addio alle armi, traduzione di F. Pivano, Mondadori, Milano 1946, passim).
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